Craving for a reason. Requiem ribelle per Valerie Solanas

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Una storia a fumetti ispirata alla vita ribelle di Valerie Solanas.

“In che modo Solanas era sovversiva, oltreché pazza? Quali erano le sue rivendicazioni anormali? Nel suo SCUM Manifesto (letteralmente Manifesto Feccia) sognava un esercito dei margini pronto a procedere in maniera svelta e spedita oltre ciò che la società che conosciamo ha da offrire: un esercito femminile, composto da donne irriverenti e radicali e da uomini trasformatisi oltre i confini della mascolinità, letteralmente femministizzati. Un esercito di tutte quelle soggettività estreme ma acute e caparbie che costituivano la feccia del bel pensiero”.

Il tempo dei roghi

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Una piccola ma articolata sintesi di alcune delle ragioni storiche che portarono alla così detta “caccia alle streghe”. In apertura l’autrice si domanda non tanto il perché della caccia alle streghe ma piuttosto perché si sia dispiegata proprio in quel preciso momento storico. Così ci conduce nei secoli XVI e XVII, i secoli della grande trasformazione, che seguono la scoperta del nuovo mondo e la riforma protestante, i secoli dell’affermazione dello stato nazione e della nascita del capitalismo industriale. E’ a partire dalla condizione delle donne dei villaggi rurali, depositarie delle conoscenze legate alle erbe e ai gesti terapeutici così come ai rituali e alle credenze precristiane, che si costruisce il ritratto della strega. Una costruzione messa a punto dal potere, per accusare, processare e in molti casi eliminare tutte queste pratiche, non passibili di integrazione, descritte come segni evidenti dell’incarnazione del male.

Il privilegio del tempo

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“Quest’opuscolo tratta di un’aggressione sessuale e tutto il processo che vi ha ruotato attorno [..]. Il testo è fruto di una riflessione personale prima, iniziata dopo aver vissuto un’aggressione che mi ha vista obbligata a renderla pubblica, e di una riflessione collettiva poi, condivisa con vari gruppi di donne che sono passate per situazioni simili. Quella che è iniziata come una riflessione sul tempo speso e il costo emozionale che implica la gestione di un’aggressione, si è trasformata in una critica molto più ampia al movimento, ancora troppo mascolino, e alle dinamiche che in esso si generano”

FURIOSE e altre storie di rivolta frocia

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“Se l’essere vittime e l’isolamento sono le uniche cose che condividiamo, allora abbiamo già perso. Ma per quelle di noi che condividono il desiderio di rifiutare i loro giochi ed i loro ruoli, è nell’attaccare questa società che ci ritroveremo e sicuramente non saremo mai da sole. Non “migliorerà”, non c’è futuro per noi in questa società: quale miglior motivo per prenderci quello di cui abbiamo bisogno? Ogni volta che una di noi riempie di botte un picchiatore omofobo, ruba soldi per comprare a tutte le amiche gli ormoni di cui hanno bisogno, riempie di colla le serrature di un negozio razzista o transfobico che ci ha licenziate, abbiamo dimostrato che la distruzione del mondo che ci rende miserabili è possibile, abbiamo costruito un collegamento e mostrato le alle altre che non siamo da sole”.

[estratto da “Lettera a chi si ribella al genere”]

Beyond Amnesty

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Il mio corpo desidera lottare e liberarsi. Muoversi. Scalare. Ballare. Fare l’amore. Attraversare e andare oltre. Correre. Fare a pezzi.
Voglio vivere in mezzo a gente che sia cosciente del fatto che viviamo in uno stato di guerra; una guerra contro la vita, contro lo spirito.
Voglio vivere tra persone che, mentre parlo di lotta e di insurrezione, non abbassino lo sguardo, evitando che questo si incroci con il mio, poiché, in fondo, sanno benissimo che zoppicano e probabilmente – ma solo probabilmente – non hanno mai odiato per davvero il sistema.
Voglio vivere tra persone che non si sono fatte comprare, che non buttano giù le pastiglie che vengono loro offerte, perché preferiscono lottare con la propria angoscia patologizzata, piuttosto che vivere nella zona morta.
Voglio vivere tra persone che non fingono di lottare, quando è ovvio che quello che stanno invece facendo è trasformare un campo di battaglia in un giardino.
Voglio stare in un luogo dove la guerra sia ammissibile.

Monique Wittig – Il pensiero straight e altri saggi

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Il pensiero straight e altri saggi è una bomba che, deflagrando, sconvolge il campo delle scienze sociali e il campo politico sulle questioni che riguardano il rapporto tra i sessi, la concezione dell’eterosessualità e dell’omosessualità e, più in generale, l’analisi dei processi di alterizzazione, di inferiorizzazione e di naturalizzazione dei gruppi minoritari. Wittig teorizza che gli uomini e le donne non sono gruppi naturali, ma classi antagoniste costituite da uno specifico rapporto sociale, ovvero categorie politiche contingenti che, per la liberazione delle donne e delle soggettività minoritarie, vanno distrutte dal punto di vista politico; l’eterosessualità è un regime politico che si regge sull’asservimento e l’appropriazione delle donne da parte della classe degli uomini, e sulla produzione di un’ideologia che, celebrando una pretesa “differenza sessuale” pensata come “naturale”, maschera l’origine sociale e gerarchica dei rapporti tra i sessi. Il volume raccoglie articoli pubblicati da Wittig tra il 1979 e il 1994. La traduzione e l’edizione guerrigliera clandestina italiana sono a cura del Collettivo della Lacuna, un collettivo di lesbiche femministe e soggettività minoritarie che da anni lavora su Wittig.

Violenza di genere e autodifesa

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“La violenza sulla donna, di qualsiasi tipo e di qualsiasi età, è una violenza millenaria. Comincia con la storia dell’essere umano, e nonostante l’evoluzione, rimane invariata nelle sue forme essenziali e crudeli. E’ in parte un problema di tipo culturale, e in parte un problema di potere e di sopraffazione verso i soggetti “deboli”. Qui sta un punto del nostro ragionamento: la debolezza è soprattutto un fattore culturale. La donna risulta debole perchè il modello pre-esistente la vede così. Noi non stiamo proponendo un modello di donna, siamo un gruppo di donne che pratica autodifesa e che non hanno voglia di essere rinchiuse dentro a un modello, quello del soggetto debole incapace di usare la forza. Abbiamo messo per iscritto la nostra esperienza, descritto il nostro punto di vista, elencato alcune tecniche ed esercizi di autodifesa.”

Riappropriati della tua mente. Raccolta di scritti su disagio psichico e critica alla civilizzazione

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Raccolta di scritti su disagio psichico e critica alla civilizzazione
All’interno dei movimenti che cercano di contrastare questo sistema pare quasi un tabù parlare del malessere o del disagio mentale come di qualcosa che ci riguarda o ci può riguardare da vicino, e conseguentemente di possibili modi di gestirlo che si differenzino da quelli offerti dalla medicina moderna. Un necessario pezzo di critica all’istituzione psichiatrica che non sia soltanto un attacco all’istituzione in sé e ai suoi precetti ma che esplori anche possibili percorsi differenti rispetto a come affrontare i propri demoni interiori e prendersi cura del proprio caos emotivo in autonomia o con il supporto delle persone amiche che si hanno attorno. I testi qui presentati vogliono essere un punto di partenza per iniziare ad affrontare questa discussione così necessaria.

La rivoluzione del desiderio/3 – Culi indiavolati e Distruggere la sessualità (1973)

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Il terzo di tre opuscoli dedicati alla riscoperta della traiettoria politica e teorica del gruppo francese F.H.A.R. (Fronte Omosessuale di Azione Rivoluzionaria) e di uno dei suoi protagonisti, Guy Hocquenghem, con la riedizione e la traduzione di testi introvabili da tempo. “Distruggere la sessualità” e “Culi indiavolati” sono tra i testi più potenti e profondi prodotti dal FHAR, entrambi usciti sul mitico numero di Recherches del marzo 1973, che creò scandalo e fu distrutto dalle autorità. I due testi esplorano il massacro che il capitalismo ha compiuto sui nostri corpi e sui nostri desideri, il livello di addomesticamento a cui li sottomette quotidianamente. Per capire cosa ostacola la liberazione dei corpi e del desiderio anche nelle persone gay, è necessario allora indagare cosa ossessiona l’immaginario omosessuale, le sue rappresentazioni, i suoi archetipi, i suoi binarismi, i suoi fantasmi, anche il fantasma di ciò che esso sostiene di non desiderare.