Facendo a pezzi la cultura della monogamia

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Con questo testo si vorrebbe inaugurare un ragionamento: che cos’è la cultura della monogamia? Come funziona, che effetti ha sulla società in cui viviamo, sulle nostre vite e sulle nostre identità?
Si vorrebbe identificare e discutere i problemi che da questa cultura scaturiscono, collegarla ai processi economici che la determinano e proporre alternative economiche e relazionali che tendano alla costruzione di relazioni più libere, coscienti, responsabili: un ottimo inizio per andare verso il superamento del sistema patriarcale capitalista.

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Gli “spazi safe” ci mettono in difficoltà?

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In reazione all’utilizzo sempre più significativo delle espressioni «sentirsi safe» e «spazio safe» negli ambienti femministi e/o transfrocilesbo e queer, francesi ma non solo, questo contributo cerca di interrogare il loro significato politico.

“La volontà di condividere queste riflessioni è uno dei motivi che ci ha spinti a scrivere questo testo, che vorremmo potesse essere un apporto alle discussioni che ci piacerebbe avere in questi giri.”
“Abbiamo constatato che quando viene utilizzato il termine -safe- non si intende per forza la stessa cosa, e che questi significati diversi che si danno alla parola implicano anche visioni politiche diverse, che non sono però esplicitate. Abbiamo quindi avuto voglia di rendere visibile e di analizzare l’ambiguità che esiste rispetto al termine safe. E anche di soffermarci sulle implicazioni politiche che conseguono ai differenti usi della parola.”

Trans non è transhuman

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La questione trans e queer si trova attualmente al centro di diversi dibattiti politico/ideologici che ruotano attorno al tema della tecnologia nella società, ai nessi tra natura e cultura, tra mente e corpo, tra sesso e genere.
Le esperienze di vite trans e queer vengono spesso stravolte nel loro significato, fagocitate e rivomitate da diverse parti per portare acqua ai rispettivi mulini ideologici.
Questo scritto vuole proporre un punto di vista trans/queer su questioni come il transumanesimo, il cyberfemminismo, le correnti post-umaniste da un lato; i femminismi e gli ecologismi transfobici e anti-queer dall’altro…

E’ disponibile anche una versione francese per la lettura: Trans_n_est_pas_transhumanisme-pageparpage_FR
e per la stampa: Trans_n_est_pas_transhumanisme-cahier

Torri più alte sono cadute

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“Con questa fanzine voglio cercare di spiegare l’importanza della presenza costante del discorso e della pratica antisessista e antipatriarcale in tutti quei collettivi che lottano per un mondo più libero. Voglio parlare brevemente delle radici delle attitudini sessiste e di come le riproduciamo nei movimenti sociali. Voglio entrare nel tema delle violenze e di come potremmo rispondervi, ma soprattutto di come non dovremmo rispondere di fronte ad esse. Spero più di ogni cosa di poter apportare alcune proposte costruttive per crescere nel senso di una realtà più antipatriarcale…”

La resistenza è possibile. Intervista alle Rote Zora 1984

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La resistenza è possibile. Intervista alle Rote Zora 1984

“Rote Zora e la sua banda” è la storia di una ragazzina terribile che rubava ai ricchi per dare ai poveri.
Fino ad oggi, sembrava un privilegio degli uomini formare gruppi che agiscono al di fuori della legge. Ma proprio per questo, le mille catene private e politiche con cui veniamo soffocate come ragazze e come donne, ci dovrebbero rendere in massa “bandite” per la conquista della nostra libertà.

Jaurìa – pubblicazione transfemminista per la liberazione animale

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“Partiamo da una base chiara, un minimo che vogliamo trasformare in una massima, cioè che la nostra lotta è contro ogni tipo di autorità e ogni forma di oppressione. Pertanto, non si può escludere nessunx dalle nostre azioni e dai nostri pensieri, dalla nostra empatia e dalla nostra ricerca dell’anarchia, per ragioni arbitrarie come le etichette imposte di “genere” e “specie”.
Dal momento che per noi è chiaro che il sistema capitalista autoritario eteropatriarcale attraversa ogni cosa, è chiaro anche che molte cose che ci si presentano come differenze non lo sono poi tanto. Quindi parleremo, soprattutto, di ciò che abbiamo in comune, di come ci possiamo aiutare, di ciò che crediamo si debba creare e distruggere e continuare a pensare perché, un giorno, tutte possiamo essere libere.”

Violenza di genere in ambienti antiautoritari e in spazi liberati

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“Occorre un distinguo sul concetto stesso di Violenza. Questa stessa parola può essere utilizzata per indicare atteggiamenti opposti, uno con una spinta liberatoria, e l’altro con una spinta oppressiva. Vogliamo riappropiarci della violenza per distruggere l’esistente oppressore, per ribaltare le strutture di potere e le autorità che le riperpetuano e proteggono. Attaccare con aggressività chi vorrebbe sottometterci e assimilarci fa parte delle pratiche che rivendichiamo come nostre e di cui vorremmo una molteplicazione. Più spesso di quanto non ci piacerebbe ammettere, però, tra i nostri compagni e tra le nostre compagne la violenza cessa di essere strumento liberatorio comune, riprende il percorso verticale e diventa di nuovo oppressione, torna a essere strumento di mantenimento dell’ordine gerarchico. Allora il più vecchio esercita il potere sul più giovane, chi ha più esperienza impone a chi ne ha meno, chi è più forte a chi lo è meno, ricreando come in uno specchio le relazioni dell’esistente che si dice di voler sovvertire. Si ricalca la violenza di stato, l’imposizione normativa, l’imposizione del proprio volere sulle libere scelte di altre persone. Questo genere di violenza è quella che vogliamo combattere per sradicarla e liberarcene.”

Consenso sessuale: roba da… froci?

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Due contributi sul consenso sessuale tra ragazzi che sono attratti/amano/vanno a letto con altri ragazzi.

«Il fatto di essere stati socializzati come uomini implica una costruzione maschile nel campo della sessualità e del rapporto all’altr*, e quindi anche una costruzione di “ potenziale stupratore ”, che condividiamo con gli uomini etero. […] Allo stesso tempo ho sentito parlare molto molto raramente di storie di stupri o di violenze/abusi sessuali negli ambienti froci, anche nei giri teoricamente più sensibili alle idee femministe. Non prendo neanche in considerazione l’idea che tali comportamenti siano assenti da questi ambienti. Allora ho provato a chiedermi perché ci fosse questo “ silenzio ”, cercando di trovare delle risposte e di vedere quali conseguenze provoca.»

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Transessualità e privilegio maschile. Realtà o finzione?

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Abbiamo deciso di tradurre e pubblicare questo articolo poiché riteniamo che possa essere uno strumento utile a stimolare ed arricchire la discussione all’interno dei movimenti femministi sul posizionamento politico nei confronti delle persone trans*, per esempio a proposito dell’inclusività nei loro confronti e della possibilità di realizzare delle alleanze.
A partire dagli anni ‘70 il femminismo bianco, principalmente negli Stati Uniti, ha dovuto fare i conti con questa discussione che è diventata uno dei nodi storici del movimento femminista. Questo contrasto si è manifestato con forza nelle pratiche separatiste dove il movimento femminista, seppur mantenendo una varietà di approcci, si è polarizzato intorno a due posizioni: da un lato chi non includeva le persone trans* nei propri spazi separati e dall’altro chi nel tempo ha costruito la possibilità di allearsi e coesistere in spazi separati per donne, lesbiche e trans*. Questo esempio non è casuale ma indicativo di come l’intero discorso sia spesso stato semplificato e ridotto alla questione delle pratiche di inclusione/esclusione. Ci piacerebbe quindi stimolare ed arricchire il dibattito non nell’ottica di una guerra sulle barricate in difesa di queste posizioni, ma piuttosto di una riflessione e un confronto collettivi, anche se conflittuali. Una delle questioni che ci sembra interessante affrontare è il posizionamento nei confronti delle persone che attuano o che hanno attuato una transizione dal femminile verso il maschile (FtM) ed il modo in cui esse vengono percepite all’interno degli ambienti femministi.

Violenza sessuale negli ambienti anarchici – critiche e suggerimenti sui modi di affrontarla

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A quelle persone anarchiche che passeranno davanti a questo opuscolo non degnandolo neanche di uno sguardo, che ne leggeranno il titolo distrattamente per passare subito ad altro, che penseranno che non le riguarda perché su queste cose hanno già capito tutto o se ne parla fin troppo togliendo spazio ad altre priorità… vorrei dire che invece riguarda proprio loro. Che è anche l’indifferenza e la superficialità con cui viene affrontata (o non affrontata) in ambito anarchico la questione delle violenze sessuali che avvengono tra di noi che permette che queste continuino ad esistere. Il modo in cui reagiamo a queste violenze è determinante, e demarca nette linee di confine tra chi sceglie di supportare il patriarcato e le gerarchie di potere esistenti, e chi decide di solidarizzare con chi ha vissuto le violenze e contrastare con ogni mezzo la cultura dello stupro. Rapporti anche longevi tra anarchici/e si sono rotti proprio nella divergenza tra queste due strade…