Piante gaie

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Un opuscolo per persone queer o trans che hanno relazioni con le piante. Un’originale raccolta di testi su erborismo trans-friendly, storia dell'(etero)sessualizzazione delle piante in occidente, riflessioni nichiliste, racconti e risorse magiche…

Gouixx – opuscola lesbica e femminista per la riduzione dei rischi (ma non solo…)

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Una guida diretta alle lesbiche e a chi fa sesso con le donne, per la prevenzione dei rischi di trasmissione di infezioni sessuali. In realtà questi materiali parlano anche di tanto altro, del rapporto con i nostri corpi, di sessualità consapevole, di desideri, del piacere e della prevenzione, tematiche che riguardano chiunque indipendentemente dalle preferenze sessuali.

Alcol e cultura dello stupro

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Testimonianza di una femminista/antifascista bulgara comparsa nel 2012 sui legami tra cultura dell’alcol e cultura dello stupro.

Il fatto di esser ubriac* non legittima la partecipazione alla cultura dello stupro e non ho nessuna voglia di vivere in una società/scena/giro che accetta degli abusi sessuali, verbali o fisici. Non ho voglia di dovermi rassegnare, di dover lasciare il posto dove sono, ancor di più se non sono io il problema. No, il problema non sono io, né l’alcool, ma ciò che facciamo di noi. Quello che ci infliggiamo collettivamente sottomettendoci alla prassi della cultura alcolica.”

Non nasciamo maschi. Cinque saggi per ripensare l’essere uomo nel patriarcato

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Cinque testi per riflettere sulla decostruzione della mascolinità patriarcale, per costruire un’altra mascolinità, libera da oppressione e violenza.

Gli uomini imparano ad essere uomini. Non nasciamo machisti, impariamo a riprodurre il patriarcato attraverso il sessismo, l’omofobia, il fallocentrismo, l’eteronormatività. L’importante è che questi insegnamenti possono essere disimparati, il che implica necessariamente una lotta politica”.
Klaudio Duarte

Il terzo genere nel mondo non occidentale

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Con l’espressione “terzo genere” si cerca di descrivere tutti i soggetti il cui sesso, genere, ruolo di genere, espressione di genere o orientamento sessuale non rientra in uno schema binario ed eterosessista di maschio/femmina e maschile/ femminile. Il termine “terzo” sta ad indicare un generico “altro”; in alcune civiltà infatti gli antropologi hanno riscontrato l’esistenza di quattro, cinque, sette o più generi. “Terzo” sta anche ad indicare la rottura della dicotomia, la messa in crisi del modello dei due generi opposti e complementari. Può indicare un ampio spettro di soggettività: persone di entrambi i generi, di nessun genere, di sesso/genere opposti, androgine, in continuo movimento da un genere all’altro o di un genere indipendente e diverso dai due soli riconosciuti, maschio e femmina. Mentre nel mondo occidentale l’esistenza di persone che non rientrano nei parametri tipici di sesso e genere maschio/femmina è da secoli resa diffi cile attraverso l’emarginazione e lo stigma sociale, in molte tradizioni non occidentali è possibile notare una maggiore apertura verso questo tipo di realtà.

Queerizzare l’eterosessualità

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Queerizzare l’eterosessualità
di Sandra Jeppesen

Una riflessione sull’importanza delle pratiche e delle teorie queer per la liberazione delle persone eterosessuali dagli standard normativi delle relazioni intime, dalle amicizie alle sessualità. Queerizzare l’eterosessualità, senza appropriarsi del termine ma piuttosto agendo come alleatx e integrando le idee queer con la pratica, serve inoltre a svelare la totale inadeguatezza delle categorie dell’omosessualità e dell’eterosessualità nel descrivere la vasta gamma di sessualità che ci si aprono di fronte una volta iniziata l’esplorazione oltre l’eteronormativo. Queerizzare l’anarchismo è allo stesso modo cruciale per mettere in campo modalità di critica e azione veramente rivoluzionarie.

Ermafroditx audaci. Tracciando la mappa dell’emergere dell’attivismo politico intersessuale

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L’insistenza su due sessi chiaramente distinti ha conseguenze disastrose per molti individui che arrivano al mondo con un’anatomia sessuale che non può essere facilmente identificata come maschile o femminile. Questi individui sono etichettati dal discorso medico moderno come “intersessuali” o “ermafroditx”. Circa una persona ogni cento nascite è portatrice di una qualche anomalia della differenziazione sessuale e circa una ogni duemila è abbastanza differente da rendere problematica la domanda “E’ un maschio o una femmina?”
Dall’inizio degli anni ‘60 del secolo scorso, quasi tutte le grandi città degli Stati Uniti hanno avuto un ospedale con un team permanente di medici esperti che intervengono in questi casi per assegnare – con drastici mezzi chirurgici – uno status di maschio o femmina agli/lle infanti intersex. Il fatto che questo sistema di mantenimento dei confini delle categorie ‘maschio’ e ‘femmina’ esista da così tanto tempo, senza che da alcun lato siano emerse critiche né attenzioni al riguardo, è un segnale dell’estremo disagio che l’ambiguità sessuale provoca nella nostra cultura. La chirurgia genitale infantile rende letterale quella che altrimenti sarebbe considerata un’operazione teoretica: il tentativo di produrre corpi normativamente sessuati e soggetti di genere attraverso atti costitutivi di violenza. Negli ultimi anni, tuttavia, le persone intersessuali hanno cominciato a politicizzare le identità intersex, trasformando così quelle che erano esperienze strettamente personali di violenza in un contrasto collettivo alla regolazione medica dei corpi, che rende queer le basi delle identificazioni e dei desideri eteronormativi.

Lo schieramento femminista nel campo di battaglia trans

Lo schieramento femminista nel campo di battaglia trans
e Transfobia come sintomo (di Patricia Elliot)

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Attraverso questi due articoli, la femminista accademica Patricia Elliot esplora le motivazioni recondite della transfobia espressa da una parte del movimento femminista lesbico radicale (corrente denominata anche “TERF”). Interrogando il “soggetto fobico”, Elliot ci mostra come le posizioni transfobiche delle TERF non poggino tanto su basi razionali quanto su un rifiuto di conoscere, che cela paure e fobie situate nell’inconscio: in particolare l’angoscia per la perdita dei netti confini che separano i sessi/generi, confini il cui pattugliamento è determinante per la costruzione identitaria del soggetto politico del femminismo lesbico radicale. Emergono qui in tutta chiarezza i limiti di una politica identitaria, in particolare laddove questa identità politica si fonda sulla differenza biologica, anzichè su una comunanza di modi di esperire l’oppressione sociale rispetto al genere. Si spiega così la narrazione fantasmatica elaborata dal movimento TERF rispetto alla donna trans, costruita come figura stereotipata e persecutrice, come minaccia onnipresente e pervasiva, causa di effetti nefasti sull’intera società. Un meccanismo di arroccamento identitario e di paura dell’altrx da sè che rispecchia gli schemi di altre ideologie razziste e discriminatorie.

Julia Serano – Riflessioni transfemministe pt.1 – Determinismo biologico vs teoria dell’artificiosità

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Genere: determinismo biologico vs teoria dell’artificiosità
Una riflessione su genere e sessismo a partire dal problema dell’esclusione negli spazi femministi e queer

Perché i movimenti femministi e queer, che trarrebbero così tanti benefici dall’inclusività, sembrano sempre escludere alcune persone benchè queste condividano l’obiettivo generale di combattere il sessismo?
A partire da questa domanda, l’attivista e scrittrice transfemminista Julia Serano sottopone a disamina le differenti teorie sull’identità di genere e i doppi standard che sono spesso all’origine di posizioni cissessiste (così come eterosessiste ed altre) che causano nuovi confini e nuove esclusioni.