Il tempo dei roghi

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Una piccola ma articolata sintesi di alcune delle ragioni storiche che portarono alla così detta “caccia alle streghe”. In apertura l’autrice si domanda non tanto il perché della caccia alle streghe ma piuttosto perché si sia dispiegata proprio in quel preciso momento storico. Così ci conduce nei secoli XVI e XVII, i secoli della grande trasformazione, che seguono la scoperta del nuovo mondo e la riforma protestante, i secoli dell’affermazione dello stato nazione e della nascita del capitalismo industriale. E’ a partire dalla condizione delle donne dei villaggi rurali, depositarie delle conoscenze legate alle erbe e ai gesti terapeutici così come ai rituali e alle credenze precristiane, che si costruisce il ritratto della strega. Una costruzione messa a punto dal potere, per accusare, processare e in molti casi eliminare tutte queste pratiche, non passibili di integrazione, descritte come segni evidenti dell’incarnazione del male.

Il privilegio del tempo

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“Quest’opuscolo tratta di un’aggressione sessuale e tutto il processo che vi ha ruotato attorno [..]. Il testo è fruto di una riflessione personale prima, iniziata dopo aver vissuto un’aggressione che mi ha vista obbligata a renderla pubblica, e di una riflessione collettiva poi, condivisa con vari gruppi di donne che sono passate per situazioni simili. Quella che è iniziata come una riflessione sul tempo speso e il costo emozionale che implica la gestione di un’aggressione, si è trasformata in una critica molto più ampia al movimento, ancora troppo mascolino, e alle dinamiche che in esso si generano”

FURIOSE e altre storie di rivolta frocia

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“Se l’essere vittime e l’isolamento sono le uniche cose che condividiamo, allora abbiamo già perso. Ma per quelle di noi che condividono il desiderio di rifiutare i loro giochi ed i loro ruoli, è nell’attaccare questa società che ci ritroveremo e sicuramente non saremo mai da sole. Non “migliorerà”, non c’è futuro per noi in questa società: quale miglior motivo per prenderci quello di cui abbiamo bisogno? Ogni volta che una di noi riempie di botte un picchiatore omofobo, ruba soldi per comprare a tutte le amiche gli ormoni di cui hanno bisogno, riempie di colla le serrature di un negozio razzista o transfobico che ci ha licenziate, abbiamo dimostrato che la distruzione del mondo che ci rende miserabili è possibile, abbiamo costruito un collegamento e mostrato le alle altre che non siamo da sole”.

[estratto da “Lettera a chi si ribella al genere”]